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Garantire la sicurezza nei rigassificatori. Attività fondamentale per asset divenuti strategici

Ott. 26 2022

L’invasione russa dell’Ucraina, nel febbraio di questo 2022, ha creato un terremoto sui mercati energetici che il perdurare della guerra sta non solo prolungando, ma anche aggravando. L’opposizione dell’Europa Comunitaria e dei Paesi dell’Alleanza Atlantica alla guerra mossa da Mosca ha generato forti tensioni sia sull’andamento dei prezzi sia sulla regolarità delle forniture energetiche che giungono da quella nazione. 

Solo considerando gli scorsi mesi di agosto e settembre si sono succeduti fatti di estrema importanza come: il superamento di 300 euro a megawattora del prezzo del gas naturale alla borsa Ttf di Amsterdam (10 volte in più delle quotazioni di gennaio 2021), la chiusura per “manutenzione” del gasdotto Nord Stream 1 da parte del colosso russo Gazprom e infine, episodio ancora tutto da decifrare, il sabotaggio alle condutture dei due gasdotti Nord Stream 1 e 2 con gravi danni alle condutture

In questo senso i governi degli Stati dipendenti dagli idrocarburi russi hanno – sin da aprile – cominciato a correre ai ripari, muovendosi per trovare fornitori alternativi, con la consapevolezza che il vincolo creato con Mosca in molti anni (rinforzato anche dalla costruzione di infrastrutture per il trasporto) è difficile da recidere in tempi brevi. Nel 2019, il 43% del gas importato nel nostro Paese era di provenienza russa; in Germania questa quota saliva fino al 65%, mentre la media europea superava di poco il 38% (dati MiTE e MiSE). 

Tuttavia, la recente stipula di accordi per forniture più abbondanti con diversi Paesi tra i quali quali Algeria, Azerbaijan, Egitto o Qatar, le maggiori importazioni da nazioni come Norvegia e Olanda e la riduzione delle importazioni dalla Federazione Russa stanno facendo vedere i primi effetti di un sostanziale allontamento dell’Italia da Mosca. A questo è seguita la decisione di ricominciare a sfruttare i giacimenti che si trovano in territorio italiano e che oggi coprono solo una parte residuale del fabbisogno nazionale (meno del 6%), ma che solo nel 2009 – per esempio – rappresentavano una percentuale di almeno tre volte più alta. 
Infine, vi è la strada del cosiddetto GNL-Gas Naturale Liquefatto (o LNG se si preferisce l’acronimo inglese). Gli stessi Stati Uniti lo hanno più volte indicato quale la soluzione più efficiente e rapida per sostenere gli alleati europei con ulteriori forniture in grado di affrancarli dalla dipendenza della materia prima russa e dalle relative dotazioni infrastrutturali che dal territorio della Federazione arrivano alle porte della Ue. 

Infatti ad una temperatura di -162° il gas reso liquido occupa un volume di 600 volte inferiore rispetto al suo stato normale, favorendo – e rendendo conveniente – il suo trasporto attraverso grandi navi metaniere. Una volta arrivato a destinazione, il gas viene riportato allo stato gassoso in strutture dette appunto “rigassificatori”. Posti, per ovvie ragioni, in zone costiere, essi possono essere di due tipi: onshore e cioè sulla terraferma (simili ad altri impianti industriali dell’oil&gas) e offshore e cioè in mare, a poca distanza dalla costa alla quale sono collegati da tubazioni. Le strutture offshore hanno l’aspetto o di isole artificiali, costruite per restare dove si trovano, oppure di navi gasiere, modificate per diventare esse stesse rigassificatori (in inglese sono chiamate floating storage and regasification units o FSRU).
Oggi in Italia sono attivi tre rigassificatori. Il primo è una struttura onshore a Panigaglia (La Spezia), un altro è situato su un’isola galleggiante nell’Adriatico, presso Porto Viro (Ravenna), mentre il terzo è un rigassificatore galleggiante ancorato nel tratto di mare tra Livorno e Pisa. Ora il governo italiano ha programmato l’installazione di due altri rigassificatori, a Piombino e Ravenna affidati alla società di distribuzione SNAM che si è già assicurata due navi appositamente attrezzate e che dovrebbero entrare al più presto in funzione. Sulla strada vi sono comunque delle difficoltà legate all’opposizione delle comunità locali, preoccupate dagli impatti ambientali e dai possibili rischi per la sicurezza delle collettività.

Al di là  delle questioni contingenti (opposizioni e sindromi Nimby), la rigassificazione è una via sensata, specialmente in un contesto come l’attuale. Essa consente, infatti, di movimentare molto velocemente una fonte energetica da qualsiasi parte del mondo all’Italia e di immetterla nella rete di distribuzione senza bisogno della costruzione di infrastrutture costose, lunghe da realizzare (le pipeline transcontinentali) e complesse nel collegamento. Una modalità rapida e conveniente per, almeno in parte, compensare la probabile ridotta – se non addirittura interrotta – fornitura di gas da parte della Federazione Russa.

Ovviamente sono impianti di stoccaggio gas e quindi soggetti alla normativa “Rischi Incidenti Rilevanti” e devono quindi essere gestiti con una serie di accortezze nella scelta del loro posizionamento. In ogni caso, le nuove tecnologie oggi in funzione e gli alti standard di sicurezza degli impianti moderni assicurano una ridotta pericolosità.  

Come accade per altre infrastrutture petrolchimiche, a garanzia della sicurezza è indispensabile una costante opera di monitoraggio, controllo, manutenzione e intervento sugli impianti. Pertanto, anche nel settore dei rigassificatori – strategici per il nostro Paese – Bureau Veritas Nexta offre una consulenza specializzata di Asset Integrity Management per garantire o aumentare l’affidabilità e la sicurezza degli impianti, sia che si parli della struttura dello stesso (la nave gasiera) sia che si tratti degli apparecchi di processo installati sulla nave.

Le attività riguardano: 

INGEGNERIA DI ISPEZIONE: Serve per determinare qual è la corretta frequenza ispettiva per ogni specifico asset (non solo ogni quanto tempo si devono effettuare controlli, ma anche quale metodologia usare)

INGEGNERIA DI MANUTENZIONE: È quel tipo di ingegneria che consente di capire qual è l’attività manutentiva più corretta e con quale frequenza deve essere eseguita

TEST E ISPEZIONI: Si tratta di visite sul campo per condurre ispezioni e controlli che possono essere visivi e non distruttivi 

STUDI DI FITNESS FOR SERVICE: È l’esecuzione di calcoli ingegneristici – basati su normative e standard internazionali riconosciuti – condotta per determinare per quanto tempo e con quale livello di sicurezza un asset che presenta un difetto sia comunque “esercibile”. In altre parole, se esso è in grado di arrivare fino alla data di manutenzione garantendo sicurezza e continuità operativa.  Quando è possibile servirsi di un servizio Fitness for Service? I due casi. Innanzitutto, quando il difetto (per esempio corrosione o deformazione) non riguarda o non è riconducibile a un errore nel progetto originale. Secondariamente, quando esistono dei vincoli che rendono impossibile la manutenzione e l’intervento (ad esempio non è possibile fermare l’attrezzatura, non è disponibile un pezzo di ricambio).