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Sostenibilità ed efficienza con l’ingegneria della decarbonizzazione

Feb. 20 2023

Ormai da qualche anno il cambiamento climatico e le politiche messe in atto dai governi per contrastarlo stanno spingendo sempre più aziende ad analizzare e ripensare i propri cicli produttivi nell’ottica di una maggiore sostenibilità, con la riduzione delle emissioni di CO2 in atmosfera.

Non solo, lo shock energetico dell’ultimo anno e mezzo – aggravato dalle conseguenze dell’aggressione russa all’Ucraina – ha posto con urgenza il tema del contenimento dei costi energetici attraverso un efficientamento dei processi.

Contingenze a parte, il percorso verso un’economia decarbonizzata ha smesso di essere una scelta virtuosa per diventare l’unica strada da percorrere. Ciò anche in considerazione delle iniziative europee che rientrano nel Green Deal, tra le quali è incluso il pacchetto “Fit for 55” che prevede la progressiva riduzione delle emissioni di gas a effetto serra sino a raggiungerne l’azzeramento (carbon neutrality) entro il 2050. Infatti, all’interno dello stesso pacchetto si colloca anche la cosiddetta “Carbon Tax”, la tassa sulle emissioni inquinati sulla quale l’Ue ha trovato un accordo nel dicembre dell’anno da poco concluso. Il Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM) stabilisce che aziende esterne all’Unione operanti in settori molto inquinati che importano o desidereranno importare i propri prodotti in Europa, dovranno acquistare certificati per pagare le proprie emissioni, così da pagarle il medesimo prezzo delle aziende con sede nell’Ue. 
Eliminando in tal modo la concorrenza sleale che viene da imprese che hanno i propri stabilimenti in luoghi nei quali gli standard sulle emissioni sono più bassi.

Ai provvedimenti citati si affianca anche quello della “Tassonomia”, il sistema che stabilisce l’insieme di criteri secondo i quali un’attività è da considerarsi sostenibile. Questa classificazione pensata per orientare investimenti e flussi di denaro privati verso tecnologie e investimenti sostenibili, contribuendo in tal modo al mantenimento e al raggiungimento degli obiettivi di carbon neutrality. Guardando infine alle attività industriali, l’Agenzia europea dell’ambiente-EEA ha stimato che, nel 2019 nell’Ue a 28 paesi, il 77,1% delle emissioni è dovuto all’utilizzo di energia, il 10,55% deriva da attività agricole, il 9,20% da processi industriali e il restante 3,32% dalla gestione dei rifiuti. 

In un quadro così composto appare evidente che le imprese che stanno pianificando strategie a medio e lungo termine, se vogliono restare competitive, non possano sottovalutare o dimenticare di prevedere nel novero delle azioni da intraprendere anche quelle che riguardano il monitoraggio e l’eventuale contenimento delle emissioni inquinanti. Diversamente il rischio, tra qualche anno, potrebbe essere quello di veder tassata o classificata come inquinante la propria azienda e i beni o i servizi proposti sul mercato. 

Ma da dove e come cominciare? Per non sprecare tempo e risorse economiche, è possibile rivolgersi a una società di consulenza esterna come Bureau Veritas Nexta, che può supportare e accompagnare l’impresa in un percorso di sostenibilità. In particolare, l’approccio di Nexta prevede l’intervento contestuale su due ambiti solitamente disgiunti: il primo la misurazione delle emissioni e il secondo che riguarda invece le attività di efficientamento energetico. 

L’attività è articolata in 5 fasi distinte:
1.    verifica della baseline relativa alle emissioni di CO2 – Carbon Footprint di Organizzazione
2.    verifica della correlazione dei KPI energetici
3.    diagnosi energetica
4.    messa a punto di piani di misura e verifica
5.    identificazione del piano di decarbonizzazione.

Il servizio così concepito prevede un approccio integrato in cui vengono effettuate analisi e valutazioni dei processi produttivi e dei siti presi in esame, in relazione alle emissioni carboniche e alle prestazioni energetiche. Il tutto finalizzato a stabilire un piano di decarbonizzazione e individuare gli interventi di efficientamento energetico che consentano da un lato di ridurre effettivamente le emissioni nelle modalità ed entro i tempi stabiliti dal committente e, parallelamente, di trarre il massimo vantaggio dagli investimenti volti al passaggio alle fonti rinnovabili o, più in generale, al contenimento dei consumi.
L’analisi, dunque, non riguarda solo le strutture, ma anche l’intera catena di produzione di un bene, che verrà valutato lungo tutto il ciclo di vita – Life Cycle Assessment
L’indagine e le soluzioni identificate, sono effettuate da una squadra di professionisti con competenze integrate sui temi quali la decarbonizzazione, la carbon footprint, Life Cycle Assessment e strategie di sostenibilità, diagnosi/audit energetici e piani energetici. In particolare, la squadra include project manager, sustainability expert, esperto in gestione dell’energia; a sostegno vi è un technical team (composto da esperti in CFP, LCA, analisi, audit e diagnosi energetici) che si occupa dell’esecuzione delle attività di elaborazione dati. 

Infine, questa volta dall’esterno, una technical service line supporta il team di progetto attraverso delle indicazioni di carattere tecnico, organizzativo e metodologico grazie all’apporto di esperti in asset e property managment, diagnosi energetiche e in technical due diligence. 

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