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Un'eredità da salvaguardare, la tecnologia a tutela dei beni culturali

Ott. 7 2021

Dal Grand Tour dell’aristocrazia europea nel XVIII secolo, fino al turismo low-cost dei nostri giorni con visite lampo nelle principali città d’arte, l’Italia continua ad essere meta di imponenti flussi di viaggiatori e turisti interessati a vedere da vicino le nostre bellezze artistiche
Benché le voci che indicano il Bel Paese quale detentore del 50%, 60% o addirittura 70%(!) del patrimonio mondiale siano del tutto infondate (sebbene ciclicamente riproposte da media distratti e social network) è vero che sul nostro territorio si trovano, sparsi ovunque, beni culturali di grande interesse e rilevanza.  Non è un caso che l’Italia guidi – da qualche tempo in compagnia della Cina – la speciale classifica di nazione con più siti Patrimonio dell’Umanità UNESCO (se ne contano 55, pari a 4,9% del totale dei siti tutelati).

Oltre 4mila musei, gallerie o collezioni, circa 700 aree, parchi archeologici e complessi monumentali sono i numeri che confermano questa abbondanza,  frutto di millenni di storia stratificata. Il nostro Paese ha, poi, un patrimonio diffuso quantificabile in 1,7 musei ogni 100 km2 o, se si preferisce, circa uno ogni 12 mila abitanti, con un Comune su tre che ospita almeno una struttura museale.  
Un patrimonio che – come si diceva in apertura – attira nel nostro Paese numerosissimi visitatori ogni anno, sia  dall’Italia che dall’estero, per un settore che, con i suoi 90 miliardi di euro generati (di cui la metà portati da stranieri), contribuisce al PIL italiano per il 6% circa (ISTAT 2020 e Banca d’Italia).
I dati precedenti al periodo pandemico (2019) raccontavano di un settore in salute con 130,2 milioni di arrivi e 434,7 milioni di presenze negli esercizi ricettivi, in aumento di 42 milioni rispetto al 2015 (ISTAT). 
Non solo. Le prime 10 città d'arte d'Italia - Roma, Milano, Firenze, Venezia, Torino, Napoli, Bologna, Verona, Genova e Pisa - totalizzano oltre 84 milioni di presenze su 113,4 milioni (dati 2018 Assoturismo-Centro Studi turistici di Firenze). 

Eppure quanto ricordato non è che una parte superficiale e visibile – la punta dell’iceberg, si potrebbe dire – di un più vasto Patrimonio architettonico quantificabile negli oltre 51mila beni immobili, vincolati dalle Soprintendenze competenti durante quasi cento anni (dati del Ministero della Cultura italiano). 
Tuttavia, possedere tanta antica bellezza, al di là dei numerosi risvolti positivi, porta con sé anche importanti oneri che vanno oltre la semplice e corrente gestione di un immobile, ma chiamano in causa concetti come tutela e conservazione. Beni culturali quali chiese, monumenti, palazzi, torri e castelli, forti e fragili al medesimo tempo, hanno bisogno di cure e attenzioni. In concreto ciò significa: necessità di continui controlli e di interventi di manutenzione – periodici o straordinari, a secondo del caso – da effettuare secondo regole e norme codificate. 
A questo si aggiunge un ulteriore elemento: una quota di questi edifici storici, ancora oggigiorno, svolge una funzione diversa – “attiva” potremmo dire – da quella di solo bene culturale dedicato ai visitatori. Infatti, oltre a essere adibiti ad abitazioni private, essi ospitano sedi di Comuni, uffici della Pubblica Amministrazione, scuole ed università, archivi o altre attività legate al mondo dell’associazionismo o del volontariato. 
Pertanto, più che altrove, in Italia cura del bene e sicurezza delle persone appaiono come facce di una stessa medaglia. Eppure, è noto quanto sia difficile, complesso e delicato operare su una struttura vecchia di centinaia o a volte migliaia di anni. I concetti chiave? Conservare il più possibile, nessuna alterazione sostanziale, limitare al massimo azioni invasive. 

Oggi la tecnologia può dare un supporto nel gestire al meglio questo compito di tutela e salvaguardia grazie all’utilizzo di avanzate tecnologie di monitoraggio delle strutture. Come spesso accade, laddove maggiore è il controllo, prima è possibile agire, evitando che la situazione si aggravi o che, addirittura, diventi irreversibile. Non solo. Avere contezza – magari in real time – dalla situazione significa poter prendere le decisioni giuste e in maniera tempestiva, riducendo i rischi in caso di emergenze.

Una soluzione tecnologica simile esiste ed è realizzata da Osmos, società che sviluppa avanzati sistemi di monitoraggio a livello globale e opera in partnership con Bureau Veritas Nexta. Il sistema è composto da sensori a corde ottiche da porre sulla struttura da osservare. Si tratta di strumentazioni dalle dimensioni ridotte, per nulla invasive e che possono facilmente essere dissimulate, nel caso di collocazione in punti esposti agli sguardi. Un tema, quest’ultimo decisivo per un monumento visitato da milioni di persone.  
Il compito dei sensori è duplice. Da una parte, misurano le deformazioni della struttura, su una base di misura lunga, fornendo una visione globale del comportamento strutturale. Dall’altra si occupano dell’acquisizione di dati con frequenza pari a 100 Hz e della loro trasmissione via 4G, fibra ottica o Ethernet, per un’unica unità di monitoraggio adatta alla maggior parte delle tipologie di sensori.
Successivamente a questo primo momento, interviene l’Intelligenza artificiale. L’enorme quantità di informazioni, una volta analizzata e interpretata da algoritmi, restituisce al gestore o proprietario del bene un quadro chiaro e sempre aggiornato del comportamento strutturale, fattore indispensabile per prendere le decisioni corrette. 
Quali sono i benefici? La conoscenza puntuale della situazione che deriva dal monitoraggio incide positivamente sulla gestione del bene prevedendo possibili anomalie strutturali, ottimizzando i programmi di manutenzione, estendendo la vita utile, curandone in generale lo stato di salute in maniera da evitare chiusure al pubblico per interventi urgenti o di routine. Circostanza quest’ultima che ha tra i risvolti negativi mancati introiti, come nel caso di un monumento di grande attrattiva.

Già diversi siti di importanza mondiale stanno beneficiando del monitoraggio Osmos. Si tratta di edifici o monumenti simbolo, differenti per posizione, struttura, età: si va dal complesso dell’Acropoli di Atene, per passare alla Sagrada Familia di Barcellona o alla cattedrale gotica di Beauvais, fino ad arrivare alla Tour Eiffel e a Nôtre Dame. Le ragioni che ne hanno richiesto l’intervento sono diverse: controllo delle strutture in maniera preventiva o per tenere sotto osservazione lo sviluppo di patologie edilizie potenzialmente gravi, monitoraggio dei punti critici o gestione dei rischi legati agli impatti dell’attività umana nell’ambiente circostante (vibrazioni dovute a cantieri o passaggio di veicoli) o dei pericoli derivanti da eventi atmosferici o sismici
Questi ultimi, specialmente in Italia, sono la prima causa di danni importanti. Una scossa tellurica di forte intensità spesso determina un crollo, circostanza in sé impossibile da evitare. Il monitoraggio, tuttavia, è di grande aiuto quando si tratta di cogliere quelle variazioni anche minime che, se sommate, possono diventare decisive. Come nel caso di quelle provocate da una serie di scosse di lieve intensità rilevate dagli strumenti, ma non percepite da noi esseri umani.

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